Vi siete mai interrogati sull’ utilità dello psicologo?
Ci sono dei momenti nell’arco della nostra vita in cui le cose non vanno come vorremmo e ci sentiamo tristi, impotenti e magari anche arrabbiati perché non riusciamo ad affrontare o gestire le difficoltà. In questi momenti ci rendiamo anche conto che da soli proprio non ce la facciamo e che abbiamo bisogno di condividere il nostro disagio con qualcuno.
Ecco allora che iniziamo a pensare a chi possiamo confidare e affidare i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni: un amico può essere la prima scelta, perché ci conosce nel profondo, magari ha anche vissuto le nostre stesse difficoltà e può consigliarci come reagire sulla scorta della sua esperienza, oppure potremmo coinvolgere un genitore o un parente che, essendo più grande e maturo, potrebbe darci un ulteriore suggerimento su come superare l’ostacolo. Purtroppo, però, non sempre abbiamo la fortuna di avere qualcuno su cui contare, vuoi perché ci sembra non possa capire fino in fondo la nostra difficoltà, vuoi perché temiamo di essere giudicati o ancora perché semplicemente non c’è: cosa facciamo allora? Rimaniamo incastrati in questa palude che non ci porta né avanti né indietro? Attendiamo speranzosi che le cose si risolvano da sé? Speriamo intimamente che qualcuno, accorgendosi che non stiamo bene, venga in nostro soccorso? Credo che nessuna di queste possa essere una soluzione adeguata perché se partiamo dal presupposto che ognuno è artefice della propria vita, dobbiamo attivarci a lavorare su noi stessi e cercare una professionista che ci permetta di farlo, che ci aiuti a vedere i nostri problemi da una prospettiva diversa e a riconoscere le nostre risorse affinché le cose possano migliorare.
La domanda che ci poniamo a questo punto è ”a quale professionista ci rivolgiamo?”
Una rapida ricerca in internet fornisce qualche suggerimento in proposito: medico di base, neurologo, psicologo, psichiatra…, ma quale di queste figure può esserci di aiuto?
Il medico di base effettua una visita medica generale, ambulatoriale e domiciliare, prescrive farmaci, può proporre al paziente visite specialistiche o ricoveri ospedalieri, esegue piccole suture, produce certificati medici; il neurologo è un medico che si occupa di rilevare patologie del sistema nervoso centrale e di quello periferico; lo psicologo lavora in molteplici ambiti di vita e può occuparsi di crescita personale, benessere psicofisico, clinico, sociale, avvalendosi talvolta di specifici strumenti; infine, lo psichiatra è un medico con una specializzazione in psichiatria e il suo lavoro ha come obiettivo la cura dei disturbi psichici attraverso un trattamento farmacologico e psicoterapeutico.
I professionisti che fanno al caso nostro potrebbero essere lo psicologo e lo psichiatra, il medico di base stesso, se consultato, può proporre di rivolgersi a loro ma la maggior parte di noi penserà “ io non sono matto, non ho bisogno di andare da chi cura i matti!”.
Ebbene, sarebbe tempo di scioglierci da questi preconcetti e allontanare la paura di essere etichettati non sani di mente perché, come ho già chiarito negli articoli precedenti, queste figure si occupano di benessere della persona in ogni ambito della sua vita.
Una volta fatto questo salto mentale, che è già un passo avanti nella soluzione delle nostre difficoltà, non ci resta che sfruttare l’ utilità dello psicologo: le sue competenze possono permetterci di fermarci, farci prendere un po’ di respiro e farci indossare delle lenti alternative con cui osservare dove siamo, cosa sta succedendo e cosa stiamo provando, non certo senza fatica.
Ma cosa accade dentro lo studio di uno psicologo? Generalmente i primi incontri vertono sulla raccolta di informazioni dell’utente-età, occupazione, legami sentimentali, ecc., il motivo per cui ha richiesto un colloquio con uno psicologo, la sua motivazione al cambiamento, le sue aspettative rispetto al percorso che sta intraprendendo; in seguito, una volta definiti insieme gli obiettivi da raggiungere, si cerca di analizzare le strategie con cui risolvere il problema, comprendere il motivo per cui quelle impiegate in precedenza non hanno sortito l’effetto desiderato e lavorare su risorse e vincoli che potrebbero supportare lo sviluppo di un cambiamento positivo. Il contesto in cui avviene tale lavoro è offerto col massimo rispetto per la sofferenza portata: lo psicologo cerca di costruire un ambiente connotato da empatia, assenza di giudizio e ascolto, fondamentali anche per la creazione di una relazione terapeutica in cui la persona si senta realmente libera di esprimere idee, pensieri ed emozioni.
Pertanto insieme allo psicologo potremmo scoprire aspetti di noi che non pensavamo esistessero, che possono diventare utili strumenti per comprendere, gestire e risolvere il nostro problema. Siamo fatti di limiti e di risorse, solo che spesso attribuiamo ai limiti un valore negativo, senza avere il coraggio di affrontarli e trasformarli in punti di forza che, insieme alle risorse, concorrono alla nostra crescita personale e interpersonale, aiutandoci ad affrontare le sfide giorno dopo giorno e attrezzandoci a non aver così paura di incappare in nuovi ostacoli. L’ utilità dello psicologo dunque ci può fornire un’elasticità di pensiero che ci permette di dare nuovi significati all’esperienza, di poter leggere una situazione da varie angolazioni e acquisire una maggior consapevolezza di ciò che proviamo. Infine, questo percorso porta ad avere più fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità, influenzando quindi positivamente la nostra autostima.
L’importanza e l’utilità del lavoro con lo psicologo risiede nel focalizzarsi su noi stessi, avere il coraggio di affrontare ciò che ci fa star male, mettere in conto che la strada è in salita e che ci vuole un pochino di tempo per raggiungere un nuovo equilibrio, esser consapevoli che lo psicologo non giudica cosa facciamo o cosa diciamo ma, al contrario, ci sostiene ad ogni passo che scegliamo di fare.
Ho voluto fare un commento a questo post, perché leggendolo ho ripercorso “ad occhi aperti” i miei primi incontri con la Dottoressa, forse addirittura il primo incontro.
Una nota sull’immagine di testata del post, la mano protesa …è un’analisi che ho già riportato in un altro commento.
Personalmente vedo l’aiuto della psicologa, proprio come una mano protesa che ti “aiuta” a superare ogni ostacolo.
Per mia fortuna, ho sempre avuto, nella figura di un amico, la possibilità di confidarmi apertamente, senza giudizio, senza pudore, senza vergogna, ma, quello che lo psicologo ti può dare, è un percorso molto più ampio, più profondo nel tuo “io”, con atteggiamento superpartes e non influenzato da alcun risvolto della vicenda in trattazione.
Se ancora pensi che lo psicologo sia solo per chi non sta bene, beh, non sai cosa ti perdi!
La trattazione di un qualsiasi argomento, con una persona preparata, professionale, ti porterà a capire cose che mai avresti ipotizzato di pensare, né di te né del tua personalità.
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Ti suggerisco di riflettere sull’ultimo paragrafo del post, per praticità lo riporto:
>>L’importanza e l’utilità del lavoro con lo psicologo risiede nel focalizzarsi su noi stessi, avere il coraggio di affrontare ciò che ci fa star male, mettere in conto che la strada è in salita e che ci vuole un pochino di tempo per raggiungere un nuovo equilibrio, esser consapevoli che lo psicologo non giudica cosa facciamo o cosa diciamo ma, al contrario, ci sostiene ad ogni passo che scegliamo di fare.<<
Lo psicologo non ti cura, non sei malato, ti accompagna e se ti lasci aiutare, supererai ostacoli più grandi di te.
Grazie Dottoressa.