“L’ ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo.”
Jodi Picoult
Nella vita di tutti i giorni vi sarà certamente capitato di essere agitati, di tremare, di avere il fiato corto e il cuore che batte all’impazzata, ad esempio a scuola durante un’interrogazione, ad un colloquio di lavoro o magari mentre parlavate per la prima volta con la persona che vi piaceva, e quante volte avete definito “ ansia ” tale sensazione?
In questi casi si parla di normale ansia, la cui intensità si esaurisce nel momento in cui le cause che la determinano svaniscono (o diminuisce ogni volta che si ripropone la stessa esperienza) e che aiuta ad adattarsi meglio alla situazione che si sta vivendo: in altre parole concorre ad una miglior performance e ad un risultato più soddisfacente.
Se invece l’ansia produce un blocco mentale, la perdita di lucidità del pensiero, l’idea di non essere o di non sapere abbastanza, assume una connotazione disfunzionale, che non permette di affrontare in maniera adeguata la situazione e che produrrà la stessa reazione con uguale intensità ad ogni evento della stessa natura.
Quindi le differenze tra le due tipologie di ansia riguardano la funzione, adattiva o disadattiva, l’intensità delle risposte emesse dal proprio corpo e le modalità di reazione rispetto alle situazioni che generano ansia, affrontandole o evitandole.
In ambito psicopatologico l’ansia può declinarsi in diverse forme che hanno in comune alcuni sintomi, come gli attacchi di panico, il disturbo post traumatico da stress, il disturbo ossessivo compulsivo e le fobie. Questi sintomi necessitano di un percorso terapeutico per essere pian piano eliminati e per permettere a chi ne soffre di ricominciare a vivere senza vincoli.
Proverò a spiegare alcuni di questi sintomi in modo da rendere più comprensibile ciò di cui sto parlando.
Gli attacchi di panico sono una risposta ad un determinato evento, come un luogo molto affollato, uno spazio ridotto, la presenza di un oggetto o un animale, una determinata situazione o prestazione sociale: tutti questi elementi scatenano una paura incontrollata, una sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto che fanno letteralmente perdere la testa. Chi ha già vissuto un attacco di panico tende ad evitare situazioni che potrebbero generarne altri, proprio perché non riesce a controllare la sua paura in modo razionale.
Il disturbo post traumatico da stress emerge nel momento in cui si sperimenta un’esperienza traumatica legata alla morte o ad una minaccia per l’integrità propria o altrui: un esempio molto attuale sono le stragi e i terremoti. In questi casi la persona coinvolta rivive l’evento traumatico attraverso il ricordo o sotto forma di incubi e inizia a provare un certo distacco nei confronti delle altre persone: tutti questi elementi lo inducono a isolarsi sempre più e intaccano il normale funzionamento della sfera sociale e lavorativa.
Il disturbo ossessivo-compulsivo si caratterizza dalla presenza di immagini o pensieri ricorrenti, definiti ossessioni, e da comportamenti ripetitivi che servono a ridurre il disagio provocato dalle ossessioni, definiti compulsioni. Una persona che ha la costante preoccupazione di avere le mani sporche passerà molto tempo a lavarsele: l’idea dello sporco è un’ossessione e il lavarsi è una compulsione.
Questi disturbi generano una compromissione notevole della vita di chi ne soffre: non è possibile pensare che passeranno naturalmente né credere di poterci convivere poiché genererebbero ulteriori difficoltà a noi stessi e anche a chi ci sta vicino, ecco perché risulta necessario per il proprio benessere un sostegno terapeutico che ci porti a fermare la sedia a dondolo e cominciare a camminare.
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