Siamo quasi alla fine dell’estate, molti di noi hanno già ripreso il lavoro e le tanto agognate ferie sono ormai un dolce ricordo. Lo stato emotivo appare ingrigito, l’energia che le vacanze ci avevano restituito è nuovamente scemata, lasciando al suo posto una sensazione di tristezza legata ad una forzata adesione alla routine quotidiana: sveglia presto, turno lavorativo caratterizzato da regole e tempistiche da rispettare, poco tempo da poter trascorrere con la propria famiglia, disinteresse per la maggior parte delle cose che dobbiamo affrontare. Davvero tutto il contrario del relax vacanziero a cui ci eravamo presto abituati, il cui tempo dipendeva dal fare tutto con i propri tempi, secondo i propri interessi, il proprio umore, senza avere l’ansia da prestazione o l’obbligo di far qualcosa anche contro voglia.
Ma questo stato psicologico ha un nome? In realtà non esiste un’etichetta diagnostica dedicata a tale insieme di difficoltà, ma in via informale si potrebbe parlare di depressione post vacanze.
Le sue caratteristiche risultano simili a quelli della Depressione Maggiore ma non essendo un disturbo riconosciuto a livello scientifico, non si deve confondere con la depressione vera e propria, anche e soprattutto in quanto se ne discosta in termini di rilevanza, intensità e durata dei sintomi.
Per comprendere meglio la differenza tra questi due fenomeni possiamo dire che lo stato di ansia, il disinteresse, la mancanza di appetito o del sonno che si rilevano nella Depressione Maggiore non sono assolutamente paragonabili a quelli della depressione post vacanze: le difficoltà post ferie si risolvono nel giro di una manciata di giorni, giusto il tempo di abituarsi nuovamente alla vita di tutti i giorni. In generale, poi, questo stato non influisce in maniera importante sul funzionamento personale e sociale di chi ne soffre, a differenza della Depressione Maggiore che prevede una invalidante compromissione a tutti i livelli di vita del soggetto.
Infine, se esiste una terapia sia di natura farmacologica che di natura psicologica per affrontare il disturbo depressivo maggiore, non c’è per quello post vacanziero, sempre a causa del limitato periodo di tempo in cui compaiono i “sintomi”, la loro intensità e influenza sulla vita di tutti i giorni del soggetto.
Ma torniamo all’argomento principale e proviamo a valutare le altre sfaccettature di cui si compone. Iniziamo con una semplice domanda: siamo sicuri di essere in grado di gestire il tanto desiderato tempo libero? Alcune persone sono talmente abituate a vivere in tempi serrati e scadenze a cui obbedire che le vacanze possono diventare fonte di stress perché prive di dictat ed obblighi. Come conseguenza può accadere che decidano di fare le ferie pianificando secondo per secondo le attività da svolgere oppure vivere con estrema ansia questo periodo felice per i più e contando i giorni che le separa dal rientro al lavoro. Ovviamente si tratta di persone che, per natura o educazione o difficoltà ad entrare in dialogo con se stesse, non si sentono serene se non finalizzano la loro vita a qualcosa di tangibile.
Ancora, le vacanze possono diventare fonte di conflitto con chi ci sta vicino, in quanto non siamo abituati a passare tanto tempo insieme: quanti genitori sentiamo dire, ad esempio, “non vedo l’ora di tornare al lavoro che è meno stressante!”?
Infine, il tempo delle vacanze è il tempo per riflettere, per riconnetterci a noi stessi, per fare il punto della situazione, per prendere delle decisioni. Il rientro comporta una maggior consapevolezza di dove siamo, da cosa siamo partiti e su cosa vogliamo raggiungere, nel bene e nel male. Siamo disposti o abbiamo sufficiente coraggio per ripartire da zero dopo questa presa di coscienza? Anche questo aspetto può generare ansia da rientro perché significa tradurre in azione un pensiero complesso.
Comprendiamo, quindi, quanto un fenomeno apparentemente senza problemi e positivo possa essere vissuto in modi completamente differenti, in base anche al significato che ciascuno di noi gli attribuisce.
Come evitare di renderlo stressante o connotato negativamente dipende esclusivamente dal modo in cui decidiamo di affrontarlo. Non esistono infatti il decalogo delle ferie perfette o le regole d’oro per gestire il rientro alla quotidianità in maniera salutare: sta a noi capire come ci relazioniamo alle vacanze, quali scopi, quali aspettative e quali significati attribuiamo loro, con l’obiettivo di vivere meglio, in modo globale, costruttivo e con una marcia in più il rientro alla vita di tutti i giorni.
La vacanza. Nuovi sorrisi, nuovi luoghi da vedere e amare, nuove risposte da scoprire e da vivere. (Fabrizio Caramagna)