Burn out

Burn out | Licini Psicologa Bergamo

Nell’articolo precedente ho descritto il fenomeno del Mobbing: in questo vorrei descrivere brevemente quello del “Burn out”.

Mobbing e Burn out sono due fenomeni molto simili tra loro in quanto si sviluppano entrambi nel contesto lavorativo e provocano sintomi simili ma si differenziano principalmente per le cause.

Se il mobbing rappresenta azioni vessatorie nei confronti di una persona facendo in modo che si licenzi, il burn out esprime una situazione lavorativa altamente stressante per il soggetto, vuoi per la mole di lavoro affidatagli, vuoi per l’eccesso di responsabilità che si trova ad assumere, vuoi per un esagerato bisogno di affermazione lavorativa, che porta pian piano all’esaurimento nervoso.

Il contesto lavorativo in cui si verifica generalmente tale fenomeno è di tipo assistenziale, contesto in cui il soggetto si trova a che fare quotidianamente con persone che presentano emozioni e stati di disagio a vari livelli.

Maslach e Leiter [1] hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni:

  • deterioramento dell’impegno nei confronti del lavoro;
  • deterioramento delle emozioni originariamente associate al lavoro;
  • un problema di adattamento tra la persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest’ultimo.

Inizialmente il soggetto è travolto da grande entusiasmo per il lavoro che dovrà svolgere e nutre molte aspettative nella professione di aiuto che ha scelto; col tempo l’entusiasmo si abbassa a causa del carico lavorativo e di fronte al fatto che ciò che fa non rispecchia le sue aspettative; inizia a provare frustrazione, senso di inutilità e insoddisfazione, anche in relazione alla mole di lavoro che aumenta continuamente; col tempo possono emergere anche comportamenti aggressivi nei confronti degli altri o verso se stesso che poi vengono sostituiti con un senso di apatia e indifferenza verso il proprio lavoro.

Le conseguenze di questo processo sono notevoli: si sviluppano, come accennato, atteggiamenti negativi verso l’utenza, se stessi e i colleghi; c’è un evidente calo dell’impegno nel lavoro, nelle performance e assenze frequenti a cause di insoddisfazione; decadenza psicofisica.

Spesso la sindrome di burn out evidenzia sintomi come insonnia, stress, stati depressivi, uso di alcol e/o sostanze che possono portare al suicidio.

Ma cosa succede quando il soggetto “scoppia”? Soprattutto si rende conto della situazione che sta vivendo? Attraverso un processo che attivi la consapevolezza è possibile far comprendere alla persona cosa sta succedendo a sé e a chi che le sta intorno, che tipo di relazione ha costruito con gli altri, che sentimenti prova di fronte a determinate situazioni, aiutandola a dar loro un nome e un senso  e come affronta via via le dinamiche che le si presentano. Questo processo di identificazione delle emozioni dominanti può aiutare a rispondere in modo più adeguato ai propri bisogni e alle proprie difficoltà e ad evitare che la sfera lavorativa si estenda a quella privata al fine di non comprometterla. Non di meno interrompe la spirale negativa in cui si sente inghiottita, rendendola padrona di gestirla nel modo più opportuno.

Accanto a questo percorso si possono suggerire strategie per evitare ulteriore stress e frustrazione, come dire “no”, oppure dedicare del tempo a degli hobby come fonte di svago oppure ancora utilizzando delle tecniche di rilassamento.

Naturalmente, a fronte di un fenomeno che si sta diffondendo prepotentemente, potrebbe essere molto utile un programma di prevenzione di questa sindrome, attraverso per esempio la costruzione di un sano ambiente di lavoro, fatto di riconoscimenti nonché di una formazione del personale rispetto al burn out (cos’è, cause e come gestirlo).


[1] Michael P. Leiter e Christina Maslach, Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, Erickson, 2000

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